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fondo al vagone tre uomini barbuti, ravvolti in scialli di vari colori, che lo guardavano, parlando basso tra di lo- ro; e gli balenò il sospetto che fossero assassini e lo vo- lessero uccidere, per rubargli la sacca. Al freddo, al ma- lessere gli s aggiunse la paura; la fantasia già turbata gli si stravolse; i tre uomini lo fissavano sempre, uno di Letteratura italiana Einaudi 251 Edmondo De Amicis - Cuore essi mosse verso di lui; allora egli smarrì la ragione, e correndogli incontro con le braccia aperte, gridò: Non ho nulla. Sono un povero ragazzo. Vengo dall Italia vo a cercar mia madre, son solo; non mi fate del male! Quelli capirono subito, n ebbero pietà, lo carezzarono e lo racquetarono, dicendogli molte parole che non inten- deva; e vedendo che batteva i denti dal freddo, gli mise- ro addosso uno dei loro scialli, e lo fecero risedere per- ché dormisse. E si riaddormentò, che imbruniva. Quando lo svegliarono, era a Cordova. Ah! che buon respiro tirò, e con che impeto si cacciò fuori del vagone! Domandò a un impiegato della stazio- ne dove stesse di casa l ingegner Mequinez: quegli disse il nome d una chiesa: la casa era accanto alla chiesa; il ragazzo scappò via. Era notte. Entrò in città. E gli par- ve d entrare in Rosario un altra volta, al veder quelle strade diritte, fiancheggiate di piccole case bianche, e ta- gliate da altre strade diritte e lunghissime. Ma c era poca gente, e al chiarore dei rari lampioni incontrava delle facce strane, d un colore sconosciuto, tra nerastro e ver- dognolo, e alzando il viso a quando a quando, vedeva delle chiese d architettura bizzarra che si disegnavano enormi e nere sul firmamento. La città era oscura e si- lenziosa; ma dopo aver attraversato quell immenso de- serto, gli pareva allegra. Interrogò un prete, trovò presto la chiesa e la casa, tirò il campanello con una mano tre- mante, e si premette l altra sul petto per comprimere i battiti del cuore, che gli saltava alla gola. Una vecchia venne ad aprire, con un lume in mano. Il ragazzo non poté parlar subito. Chi cerchi? domandò quella, in spagnuolo. L ingegnere Mequinez, disse Marco. La vecchia fece l atto d incrociar le braccia sul seno, e rispose dondolando il capo. Anche tu, dunque, l hai con l ingegnere Mequinez! E mi pare che sarebbe tem- Letteratura italiana Einaudi 252 Edmondo De Amicis - Cuore po di finirla. Son tre mesi oramai, che ci seccano. Non basta che l abbiano detto i giornali. Bisognerà farlo stampare sulle cantonate che il signor Mequinez è anda- to a stare a Tucuman! Il ragazzo fece un gesto di disperazione. Poi diede in uno scoppio di rabbia. È una maledizione dunque! Io dovrò morire per la strada senza trovare mia madre! Io divento matto, m ammazzo! Dio mio! Come si chiama quel paese? Dov è? A che distanza è? Eh, povero ragazzo, rispose la vecchia, impietosi- ta, una bagattella! Saranno quattrocento o cinquecen- to miglia, a metter poco. Il ragazzo si coprì il viso con le mani; poi domandò con un singhiozzo: E ora& come faccio? Che vuoi che ti dica, povero figliuolo, rispose la donna; io non so. Ma subito le balenò un idea e soggiunse in fretta: Senti, ora che ci penso. Fa una cosa. Svolta a destra per la via, troverai alla terza parte un cortile; c è un capataz, un commerciante, che parte domattina per Tucuman con le sue carretas e i suoi bovi; va a vedere se ti vuol prendere, offrendogli i tuoi servizi; ti darà forse un po- sto sur un carro; va subito. Il ragazzo afferrò la sacca, ringraziò scappando, e do- po due minuti si trovò in un vasto cortile rischiarato da lanterne, dove vari uomini lavoravano a caricar sacchi di frumento sopra certi carri enormi, simili a case mobili di saltimbanchi, col tetto rotondo e le ruote altissime; ed un uomo alto e baffuto, ravvolto in una specie di man- tello a quadretti bianchi e neri, con due grandi stivali, dirigeva il lavoro. Il ragazzo s avvicinò a questo, e gli fe- ce timidamente la sua domanda, dicendo che veniva dall Italia e che andava a cercare sua madre. Il capataz, che vuol dir capo (il capo conduttore di quel convoglio di carri), gli diede un occhiata da capo a piedi, e rispose seccamente: Non ci ho posto. Letteratura italiana Einaudi 253 Edmondo De Amicis - Cuore Io ho quindici lire, rispose il ragazzo, suppliche- vole, do le mie quindici lire. Per viaggio lavorerò. An- drò a pigliar l acqua e la biada per le bestie, farò tutti i servizi. Un poco di pane mi basta. Mi faccia un po di posto, signore! Il capataz tornò a guardarlo, e rispose con miglior gar- bo: Non c è posto& e poi& noi non andiamo a Tucu- man, andiamo a un altra città, Santiago dell Estero. A un certo punto ti dovremmo lasciare, e avresti ancora un gran tratto da far a piedi. Ah! io ne farei il doppio! esclamò Marco; io
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